E’ stata finalmente approvata all’unanimità dall’Assemblea Regionale la norma che, all’articolo 72, ha esteso a coloro che hanno occupato un appartamento pubblico entro il 31 dicembre del 2017 la possibilità di sanare la propria posizione.
Chi conosce da vicino il disagio abitativo sa che da tempo chiedevamo l’avvio di un processo di regolarizzazione, ossia la presa d’atto di uno stato di fatto da parte delle istituzioni pubbliche. L’unica vera alternativa all’assurdo proposito di rimettere in strada le famiglie per poi sottoporle all’iter per l’assegnazione di un alloggio popolare. Un’ alternativa che consentisse quindi di assegnare, quando pubblico, lo stesso alloggio, una volta accertato il possesso dei requisiti da parte delle famiglie occupanti.
Appare chiaro che l’approvazione di questa norma non dovrà rafforzare la percezione che occupare possa essere la soluzione più adatta a risolvere il proprio problema abitativo. Resta quindi indispensabile che, alla regolarizzazione degli occupanti, vengano affiancati efficaci e forti politiche per le famiglie, affinché queste possano essere prese in carico prima che dinanzi a loro l’occupazione si presenti come l’unica via perseguibile.
E’ altrettanto chiaro, però, che occorreva e occorre restituire piena cittadinanza a tutte quelle persone che, soprattutto dopo l’entrata in vigore del Piano Casa Lupi-Renzi, sono state condannate all’invisibilità, per via dell’assenza di un titolo che li legasse formalmente all’alloggio in cui di fatto vivevano già. In questo senso si è reso indispensabile velocizzare l’introduzione dei nuovi strumenti individuati dall’amministrazione per garantire la tutela del diritto all’abitare.
Un altro valore, invece, assume la stessa norma quando parliamo dello Zen 2. Qui, facendo ricorso ad altri strumenti normativi, la norma consente di avviare il processo per le assegnazioni, senza dover distinguere tra vecchi e nuovi occupanti, evitando che nuovamente questo processo trovi delle resistenze. Ma questo non può essere che un inizio.
Soltanto attraverso un’azione sinergica, che coinvolga tutti gli attori a vario titolo chiamati in causa e che si sono già resi disponibili, dall’AMAP allo IACP, oltreché all’amministrazione comunale, si potrà davvero scrivere una pagina nuova per il quartiere e per la città. Perché serve il tram, serve Manifesta, serve la creazione e il recupero degli spazi pubblici.
Soprattutto, però, serve un piano complessivo e una visione d’insieme sullo sviluppo del territorio, che passa e parte necessariamente dalla concessione delle assegnazioni.
Perché dopo 30 anni, possiamo dire che è davvero arrivato il momento. #nessunoèabusivo