Quello per far nascere il “Giardino Planetario” pensato da Coloco e Gilles Clément allo Zen è un impegno quotidiano. L’iniziativa di Manifesta si inserisce in un percorso più lungo di rigenerazione urbana e cura del territorio che riguarda tutto il quartiere. L’impegno messo in campo sin da subito da tutta la comunità, con l’aiuto di Orto Capovolto e delle associazioni, è il simbolo di quello che può essere lo Zen quando le persone che ne fanno parte sono rispettate e ascoltate, quando siamo messi in condizione di dire cosa ci serve e cosa ci piace.
E il giardino è un esempio perfetto di questo meccanismo di condivisione. Costruire quel giardino, progettarlo, pensarlo, realizzarlo con le persone che sono chiamate a prendersene cura è ciò che serve per garantirgli un futuro anche quando Manifesta avrà lasciato Palermo.
Lo spazio di via Carnera, d’altro canto, viene dopo l’esperienza del campo di calcio auto-gestito e auto-organizzato e prima di altri spazi pubblici e collettivi che dobbiamo e possiamo restituire, tutti insieme, alla comunità.
C’è chi, abitando fuori dallo Zen, sostiene che qui nulla di bello possa durare. C’è poi chi, abitando allo Zen, diffida di chi viene a fare qualcosa di bello nel quartiere, sostenendo che comunque non ci tornerà per assicurarsi che duri.
Il Giardino Planetario, nato dalla collaborazione fra chi allo Zen ci vive e chi ha deciso di operarvi è qui per smentire, grazie al lavoro svolto nelle ultime settimane e a quello che verrà nei prossimi mesi, questi luoghi comuni.