Save the Children Italia ha presentato ieri la nona edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio, che pone l’accento sul gap di possibilità, risorse, diritti dell’infanzia fra i centri urbani e le periferie. “È assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli” ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. La strada per accorciare queste distanze è quella che pratichiamo da ormai trent’anni: “Rimettere i bambini al centro […] investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi”.
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“La povertà non è ereditaria”. Quest’anno c’e tanta Palermo nell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children Italia, curato da Giulio Cederna, grazie ai contributi di persone che si impegnano quotidianamente sul campo anche nella nostra città, come Marco Picone, Cristina Alga, Christian “Picciotto” Paterniti, Antonietta Fazio, Fratel Mauro. Anche a fronte di importanti investimenti, però, povertà minorile, marginalità ed esclusione sociale restano una piaga del nostro paese. Occorre, come detto da Mariangela Di Gangi nel suo intervento alla presentazione dell’Atlante tenutasi ieri alla Camera dei Deputati, che le istituzioni comprendano la necessità degli investimenti sull’infanzia e contro la povertà educativa come strumento principe per ridurre le diseguaglianze sociali tutte e spezzare il circolo vizioso che perpetra la marginalità di generazione in generazione.