IL LABORATORIO ZEN INSIEME - zen insieme
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LA NOSTRA STORIA

L’associazione Laboratorio ZEN Insieme nasce nel 1988. Radicata nel territorio, è la prima a mettere piede allo Zen 2 di Palermo. A fondarla sono un gruppo di assistenti sociali che lavoravano nel quartiere Albergheria, rione difficile del centro storico di Palermo, e alcuni abitanti del quartiere ZEN. L’associazione è di fatto la risposta alle esigenze che arrivano da una periferia, in cui gli abitanti avevano occupato abusivamente gli edifici di edilizia popolare appena ultimati, per sfuggire da un centro storico dove le abitazioni, danneggiate durante la guerra, continuavano a crollare per l’incuria delle istituzioni.

L’occupazione era iniziata nel 1970 nella parte del quartiere chiamata ZEN 1, dove ben presto l’abusivismo era stato sanato. Non accade la stessa cosa negli anni ’80, quando viene realizzata la nuova parte del quartiere, chiamata ZEN 2, in cui gli abitanti, ignorati dalle istituzioni e conosciuti solo per le azioni criminose che si consumano all’interno del quartiere, permangono in condizioni di abusivismo. L’attività dell’associazione nei primi anni è stata indirizzata ai minori che frequentavano la scuola media “Leonardo Sciascia”, per agevolare la continuità degli studi. Poi l’intuizione di raggiungere i ragazzi e le famiglie più difficili, operando proprio all’interno del quartiere ZEN 2, dove, sino ad allora, non era riuscita ad insediarsi nessuna realtà di volontariato, neppure la parrocchia.

Si decise di aprire un piccolo Centro Sociale dentro una delle “insulae” (così vengono chiamati gli edifici), scegliendo di condividere quello spazio con gli abitanti e intitolandolo, per dare un preciso messaggio, ad Agostino Catalano, caposcorta di Paolo Borsellino, che nel quartiere era vissuto. Con gli abitanti del quartiere, specie con le donne, si instaurò un rapporto privilegiato. Erano donne giovani costrette ad un isolamento che le faceva spesso cadere in depressione e questo contribuiva all’evasione scolastica, perché i bambini rimanevano a dormire con la madre fino a tardi. I locali del Centro Sociale furono ristrutturati da alcuni giovani del quartiere nell’ambito di un tirocinio di formazione edile.

L’Associazione si diede come priorità la presa di coscienza, la crescita e l’autonomia degli abitanti, soprattutto dai condizionamenti mafiosi. Il raggiungimento di un grado di istruzione, anche minimo, da parte degli abitanti era fondamentale per riuscire a sottrarsi ad una logica di controllo mafioso. Nel 2000, con il ricavato della Partita del Cuore tra magistrati e cantanti, tenutasi a Palermo nel maggio del 1997, fu finanziata la ristrutturazione di un nuovo centro sociale, in via Costante Girardengo.

Fra gli scopi principali dell’associazione c’è quello di creare percorsi innovativi nel campo della prevenzione e della lotta alla mentalità mafiosa, promuovendo azioni che tendono alla rimozione delle cause del disagio e al superamento delle varie forme di marginalità, attivando progetti tendenti a coinvolgere tutte le realtà del quartiere, con particolare attenzione agli adolescenti e alle loro famiglie, per contribuire alla crescita democratica degli abitanti, coinvolgendoli nel recupero ambientale del quartiere e nella regolarizzazione della loro posizione abitativa. Ancora oggi, a distanza di decenni dalla fondazione, grazie all’impegno di un gruppo di giovani, il Laboratorio Zen Insieme si impegna per il riscatto e la dignità di una delle zone più difficili di Palermo.

Il centro ospita oggi i programmi Punto Luce e Spazio Mamme realizzati in collaborazione con Save The Children e ha in carico più di trecento minori coinvolti in attività di doposcuola, laboratoriali, didattiche, culturali, sportive, ricreative. Ospita inoltre la biblioteca Giufà, punto di riferimento per il quartiere ma anche per il territorio circostante.

L’Associazione è inoltre parte integrante di un fermento verso una crescita collettiva da parte del quartiere intero, che ha portato negli ultimi anni al recupero di aree importanti come l’orto adiacente al centro, il campetto A. Parisi e il giardino di via Primo Carnera, progettato da Gilles Clément e Coloco per Manifesta12, luoghi restituiti all’utilizzo e assicurati alla cura dell’intera comunità.