Il Quartiere

Lo ZEN amministrativamente non può essere definito un “quartiere” poiché a seguito del decentramento amministrativo affrontato per la prima volta nel 1976 e in Sicilia con la legge regionale 48/91, vengono aboliti i quartieri e istituite le circoscrizioni. L’iter storico–amministrativo è ben più complesso infatti già nel 1961 il Consiglio comunale attraverso una delibera aveva suddiviso il territorio in 21 quartieri, nell’applicare la nuova legge ripartisce il territorio in 55 unità socio-urbanistiche al fine di determinarne il senso di appartenenza degli abitanti. Solo con la L.R. n. 48 del 1991 viene recepita la legge nazionale e si abroga la L.R. 84/76, si comincia a parlare di circoscrizioni; infine con la delibera del consiglio comunale n. 140 del 1997 si istituiscono i confini definitivi delle circoscrizioni a Palermo. Oggi continuiamo a parlare di quartieri, perché secondo noi il quartiere continua a rappresentare il miglior ambito di ricerca sul fenomeno urbano, occupa una certa rilevanza nel cambiamento metropolitano, nelle pratiche degli abitanti, nei comportamenti degli attori politici. Rispetto all’intorno urbano il quartiere si caratterizza come un sistema sociale autonomo e ben definito, dove vengono riproposti in piccolo, gli schemi organizzativi che regolano l’intera società urbana.

Lo ZEN (acronimo di Zona Espansione Nord) è uno degli ultimi grandi quartieri popolari realizzati a Palermo, sorge nella Piana dei Colli un tessuto territoriale un tempo composto da una maglia di numerosi bagli, ville e borgate agricole. Lo ZEN è un progetto realizzato in fasi diverse, dal 1958 agli anni ’80, segue le direttive del Piano Regolatore del ’62 che annunciava un’espansione della città attraverso il prolungamento di Via Libertà in direzione nord attraversando la Piana dei Colli, un territorio un tempo, ricco di antichi giardini di agrumi, ville storiche, bagli e borgate agricole. Dimensionato per 7.000 abitanti circa è costituito da grandi edifici in linea (10 elevazioni) disposti intorno ad uno spazio centrale, destinato a servizi collettivi.

Nel 1969 l’IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) bandisce un concorso per il completamento di un nuovo nucleo residenziale autosufficiente, il progetto vincitore nel 1971 è guidato dagli architetti Gregotti, Amoroso, Bisogni, Matsui, Purini. Il progetto inizialmente dimensionato per 15.700 abitanti si trova in una posizione baricentrica della Piana dei Colli in un’area ai piedi di monte Pellegrino e i rilievi della Piana.

Ignorando le relazioni con il tessuto rurale e le ville storiche, il progetto prevede una ripetizione geometrica di isolati rettangolari su una griglia stradale a scacchiera. Un impianto ortogonale articolato in tre file parallele di insulae, disposte in numero di sei per ciascuna fila, associate a tre fasce di servizi, una a nord dedicata alle attività produttive, un’altra a sud che accoglie le attrezzature sportive, e una interna destinata ai servizi collettivi, disposta in modo da favorire la necessaria connessione con lo ZEN 1 e collegare il perpendicolare asse di prolungamento di via Libertà con la tangenziale ovest dell’insediamento Peep. Le scuole sono previste sia nella fascia a nord che in quella a sud. Ogni insula è composta da 4 corpi di fabbrica, separati da due percorsi pedonali interni e un percorso carrabile centrale al piano inferiore destinata al parcheggio. La realizzazione del progetto è segnata dai fallimenti delle imprese costruttrici, dalle varianti per l’adeguamento agli standard urbanistici e dalla presenza di un capannone industriale, “Siciliana Cellophane” di cui si era ignorata l’esistenza, vengono diminuiti il numero dei vani (12.900 ab. insediabili), cambiato l’assetto viario e spostate le attrezzature.
Il passaggio dallo ZEN 1 allo ZEN 2 avviene, ad oggi, attraverso uno spazio agricolo di risulta dove ritroviamo il cortile Gnazziddi, l’antico fondo Trapani e ciò che resta del Baglio Mercadante in cui la Soprintendenza nel 1980 ha posto dei vincoli che comportarono la soppressione di quattro insulae. Piccola nota, sebbene volutamente vincolati, questi beni ad oggi non risultano minimamente riqualificati. Nel 1978 viene reso esecutivo il progetto di due insulae, al contempo si interrompe il rapporto fra IACP e progettisti. Negli anni ’80 la realizzazione delle insulae prosegue in forma discontinua e con continue interruzioni, l’IACP perde i finanziamenti e vengono completate soltanto le scuole e la chiesa monumentale che si trova fra lo ZEN 1 e lo ZEN 2.

Lo ZEN 2 oggi
La Piana dei Colli è stata raggiunta da uno “svillettamento” diffuso di pregio, lo ZEN 2 rimane segregato da un anello di circonvallazione veloce, sovradimensionato, realizzato in occasione dei Mondiali ’90 e delle Universiadi.
Gli interventi straordinari tra amministrazioni locali e statali proseguono in maniera schizofrenica con grossi sprechi e strascichi giudiziari che sono costati circa 500 miliardi di lire con il risultato di peggiorarne la situazione.
Incompleta anche l’urbanizzazione primaria: la fornitura idrica ed elettrica, in mancanza di assegnazione definitiva, sono state occasione per traffici gestiti da intermediari.
“La farraginosità dei meccanismi di assegnazione degli alloggi, in presenza di emergenze abitative, ha aperto la porta all’illegalità, non solo sotto forma di occupazione abusiva generalizzata, ma anche di traffici illegali nella stessa occupazione abusiva, che non è avvenuta spontaneamente, bensì gestita dalla politica o dalla mafia.?Tutti i residenti sono abusivi, ma le più antiche occupazioni (Zen 1) sono legalizzate, infatti è subito evidente la diversa qualità ambientale. Discriminato dal resto del quartiere, lo Zen 2 mostra al suo interno una stratificazione dell’emarginazione, dove i privilegiati hanno ottenuto una assegnazione provvisoria in custodia, primo passo per l’accesso alla proprietà. Queste insulae mostrano una buona manutenzione, e sono chiuse da pesanti inferriate che impediscono trasparenza e comunicazione” (Ciriminna, Stella).
L’IACP ha realizzato con fondi regionali un progetto di recupero del 2004 relativo all’insula E3, mai completata e bruciata, all’interno della quale sono stati ricavati 122 alloggi (contro i 235 inizialmente previsti), una piazza interna alberata, su cui si sarebbero dovute aprire e rese operative una biblioteca, un asilo, un poliambulatorio, negozi, uffici; ad oggi ritroviamo un anfiteatro, una caserma dei Carabinieri e un presidio dei Vigili Urbani. Il progetto non è accettato da Gregotti, perché contraddice la logica iniziale, chiudendo l’insula come un baglio-fortezza.
In assenza di attrezzature di interesse comune in un’area caratterizzata da verde storico è stato realizzato un grande centro commerciale che svolge, pur essendo una struttura privata, una funzione di polo attrattore e aggregativo.
Il quartiere San Filippo Neri ex ZEN, oggi conta ufficialmente circa 22.000 abitanti di cui 1.495 anziani. La popolazione mostra una struttura con un’alta percentuale di soggetti in età lavorativa, un peso poco accentuato di anziani e, proporzionalmente, più rilevante di giovani e bambini da 0 a 14 anni. (Fonte: VII Circoscrizione del Comune di Palermo). La caratteristica comune degli abitanti delle due aree abitative (ZEN 1 e ZEN2) è la vulnerabilità socio economica. La condizione di particolare isolamento e l’aggravarsi della crisi economica ed occupazionale hanno incrementato attività illegali che alimentano precoci forme di devianze minorili e di microcriminalità.
Da tre decenni è al centro del dibattito politico e sociale legato alla città di Palermo, tanto da divenire in tempi rapidi il luogo più famigerato della città, simbolo del degrado delle periferie e del fallimento di una politica urbanistica di vecchia data.
La stigmatizzazione dello ZEN è un fenomeno che si autoalimenta ed è alimentato dai media che non trascurano la minima occasione per sbattere il “fatto” in prima pagina, anche perché il suo nome evoca quello di architetti famosi.